Sono diverse le novità che coinvolgono la busta paga dei lavoratori dipendenti, in questo anno 2022. Spariscono gli assegni al nucleo familiare e le detrazioni per figli a carico ma non solo.

Cambiano anche le aliquote e gli scaglioni Irpef, a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio 2022. A partire dal 1°gennaio però, il Governo introduce l’assegno Unico Universale.  Per ottenerlo però, è obbligatorio munirsi di nuova attestazione Isee, in corso di validità.

Presentiamo nel dettaglio in cosa consiste il documento della busta paga, le voci più importanti da conoscere e le novità principali a cui assisteremo a partire da marzo 2022.

Cos’è la busta paga

Si tratta di un documento riservato in esclusiva ai lavoratori dipendenti, i quali la ricevono ogni mese.

Grazie alla busta paga, il datore di lavoro certifica innanzitutto di aver retribuito il lavoratore, in cambio della sua prestazione lavorativa, in un determinato periodo di tempo.

All’interno del documento però non troviamo solo la voce relativa allo stipendio. Infatti, la busta paga riporta anche le informazioni necessarie, dal punto di vista contributivo e fiscale, incluse tutte le trattenute effettuate. Rappresenta pertanto una testimonianza dei contributi e delle imposte versate, per conto del lavoratore in questione.

Infatti, è il datore di lavoro che deve versare le imposte a favore del proprio dipendente, nei confronti dei vari enti competenti, ad esempio all’Inps oppure all’Agenzia delle Entrate.

Per tale motivo, si afferma che il datore di lavoro è un sostituto d’imposta.

In busta paga dunque, troviamo l’importo lordo dello stipendio che spetta al lavoratore, dal quale si va a decurtare tutta una serie di voci tra cui tasse, contributi, eventuali assenze. A queste, se ne aggiungono altre, come quelle relative allo straordinario, ad esempio.

Così procedendo, al termine del calcolo, si giunge a determinare la retribuzione netta, che viene accreditata sul conto corrente del lavoratore, da parte del suo datore di lavoro.

Come leggere la busta paga

A partire dall’alto, la busta paga riporta nell’intestazione, i dati del dipendente, quelli di chi lo ha assunto e il tipo di contratto lavorativo che intercorre tra le due parti.

Il corpo della busta paga, ovvero la parte centrale del documento, riporta una di seguito all’altra, tutte le voci relative alla retribuzione.

Si tratta di importi al loro oppure netti, come ad esempio

retribuzione, 13ma e 14ma, straordinario, lavoro supplementare, trasferte, indennità varie. Inoltre, voci figurative come i buoni pasto o il valore dell’auto aziendale data ad uso promiscuo.

Nella parte finale della busta paga si calcolano le tasse e i contributi da pagare.

I dati previdenziali che riguardano Inps e Inail sono importanti. È proprio in base alla loro presenza che il lavoratore matura il diritto a indennità future, come la pensione, la maternità, la cassa integrazione o ancora l’invalidità.

Questa tipologia di contributi è a carico sia del lavoratore che del dipendente. Il datore di lavoro trattiene le somme dovute per intero, così da versarle allo Stato, in quanto sostituto d’imposta.

Dalla somma ottenuta nella parte centrale, si sottrae l’importo relativo a questa ultima parte, ottenendo dunque il valore della retribuzione netta (il cosiddetto netto in busta). È la somma che spetta al lavoratore e che il datore di lavoro deve bonificare sul suo conto corrente.

Seguono, procedendo verso l’ultima parte della busta paga ovvero quella più in basso, i conteggi dei vari permessi, dei giorni di ferie o ancora, della quota di TFR maturata.

Va sottolineato che, mentre i permessi non sono obbligatori da prendere, così non è per quanto riguarda i giorni di ferie. Questi spettano per legge al lavoratore, che deve goderne senza possibilità di rinunciarvi né tantomeno di poterle liquidare tramite somme di denaro aggiuntive.

Busta paga 2022, cosa cambia

Alla luce delle informazioni riportate, appare evidente che le novità introdotte in busta paga, a partire da marzo 2022, incideranno inevitabilmente sull’importo della retribuzione netta riportato sul cedolino. Nella fattispecie, riducendolo.

Le detrazioni per figli a carico infatti vanno ad abbassare l’imponibile Irpef, al quale si applica l’aliquota corrispondente per il calcolo delle tasse da pagare. Eliminando le detrazioni fiscali, l’imponibile Irpef resta più elevato.

Inoltre, togliendo dalla busta paga le somme corrispondenti agli assegni familiari, è chiaro che anche il netto della retribuzione risulta inferiore al solito.

Va precisato che, per quanto si sia stabilito di far uscire queste voci dal cedolino mensile, ciò non si traduce in una perdita tout court di quel denaro.

Il Governo infatti introduce l’assegno Unico 2022 e Universale, vale a dire erogato -senza distinzione alcuna- a tutte le famiglie con figli che vivono in Italia.

Ogni mese dunque, a partire dal prossimo marzo, si riceve un accredito mensile direttamente dall’Inps, sull’Iban del proprio conto corrente.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di comunicare ai dipendenti tale novità, esplicitando che non è più compito suo provvedere a gestire queste voci in busta paga. Sta infatti al singolo lavoratore procedere in autonomia per richiedere l’assegno Unico Universale a cui ha diritto.

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