Si può paragonare a una cassa integrazione per partita Iva, il nuovo bonus Iscro che l’Inps ha il compito di inviare a tutti i titolari di partita Iva che rispondono ai requisiti richiesti. Si possono ottenere fino a 4.800 euro nell’arco di sei mesi e la scadenza per le domande è fissata al 31 ottobre.

Ecco come procedere.

Bonus Iscro, a chi spetta

Il bonus Iscro è l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa e oramai è noto ai più come il nuovo bonus per le partite Iva 2021.

Al momento, l’erogazione del bonus è approvata per il triennio 2021-2023.

Tutti coloro che risultano in possesso dei requisiti richiesti possono presentare la domanda anche nei prossimi anni, avendo però diritto soltanto a una erogazione dell’indennità, per sei mesi.

Il termine ultimo per inoltrare le richieste è il 31 ottobre 2021. Bisogna tenere in considerazione che le risorse stanziate annualmente sono limitate (per quest’anno 2021, queste ultime ammontano a 70,4 milioni di euro). Pertanto, se non si rientra nel godimento del beneficio, per quanto riguarda quest’anno, allora sarà possibile inoltrare di nuovo la richiesta nel 2022.

Bonus Iscro: requisiti

Come già sottolineato, il bonus Iscro è dedicato in esclusiva ai titolari di partita Iva. Restano esclusi però coloro che hanno aperto la propria posizione fiscale da meno di quattro anni nonché tutti coloro che non risultano iscritti alla Gestione Separata Inps.

Ovviamente, oltre all’iscrizione, è indispensabile anche essere in regola con il versamento dei contributi, non solo nei riguardi di se stesso ma anche di eventuali lavoratori alle proprie dipendenze.

Non può presentare domanda chi già percepisce un sussidio da parte dello Stato (Rdc, Naspi, Dis-Coll) o un trattamento economico di tipo pensionistico.

Chi ha diritto al bonus di 800 euro?

Tra i requisiti a cui rispondere, ai fini dell’ottenimento del bonus Iscro, figura anche un limite reddituale. Infatti, come previsto dalla Legge di Bilancio 2021 e circolare INPS n. 94 del 30 giugno 2021, il titolare della partita Iva non deve aver fatturato più di 8.145 euro nell’anno 2020 ovvero poco più di 600 euro mensili in media.

In base alla perdita di fatturato registrata rispetto al triennio 2017-2019 (che deve essere però almeno del 50%), si ottiene un risarcimento del danno subito, che oscilla tra un minimo di 250 euro e un massimo di 800 euro al mese, per un semestre.

Bonus Iscro, come si calcola

Vediamo più nello specifico, come funziona il bonus Iscro. Innanzitutto, come già sottolineato, è indispensabile dimostrare di aver subito una perdita di fatturato di almeno il 50% nell’anno 2020, rispetto invece a quanto guadagnato in media nel triennio 2017-2019.

Per il calcolo, si procede nel modo seguente. Si fa riferimento al fatturato del 2020 e si divide per due, in modo da fare riferimento soltanto a un semestre (in media). Su questo importo, si va a calcolare il 25%, che corrisponde al valore dell’indennità che verrà erogata.

È importante ricordare che il fatturato dell’anno 2020 non può eccedere gli 8.145 euro nel complesso.

Ad esempio, dimostrando un fatturato ridotto della metà, per l’anno 2020, se questo ammonta a 6 mila euro, si procede col dividerlo per due. Sull’importo ottenuto, pari a 3 mila euro, calcoliamo il 25% di indennità, ovvero 750 euro. Questa è la somma l’Inps corrisponde ogni mese, per un semestre, per un totale di 4.500 euro.

Bonus Iscro, quando fare domanda

Una volta appurato quali siano i requisiti necessari per accedervi e come funziona il bonus Iscro 2021, allora è arrivato il momento di sapere quando richiederlo.

Si ha tempo fino al 31 ottobre per organizzarsi e presentare la domanda. Anche per i prossimi anni, 2022-2023, la data di scadenza resta comunque la stessa.

Come richiedere il bonus Iscro?

I titolari di partita Iva possono senza dubbio rivolgersi a un commercialista di fiducia, per poter preparare la documentazione da presentare. L’alternativa è svolgere l’iter in autonomia, munendosi di Spid e recandosi sulla homepage dell’Inps, per seguire la procedura automatizzata.

È possibile confermare i dati reddituali già presenti in archivio oppure autocertificati. In caso di anomalie o rifiuto della richiesta, è possibile ripresentare la domanda ai fini di un riesame. Se invece quest’ultima viene accolta, allora si ha diritto all’erogazione del bonus Iscro per sei mesi.

Può accadere però che l’erogazione venga revocata. È il caso ad esempio di titolari di partita Iva che diventano beneficiari di trattamenti pensionistici oppure che decidono di chiudere la posizione fiscale aperta. L’Inps revoca il beneficio anche nel caso in cui il diretto interessato riceve il reddito di cittadinanza oppure cambia ente previdenziale, iscrivendosi ad altre casse che non siano la Gestione Separata Inps.

L’Istituto di Previdenza Sociale, in questi casi appena elencati, non solo sospende il versamento dell’indennità ma richiede anche la restituzione di quanto fino a quel momento corrisposto.

Infine, c’è un’altra condizione che va rispettata in maniera obbligata (pena la perdita del beneficio economico). Il diritto al bonus Iscro prevede anche il dovere di frequentare i corsi di formazione previsti dall’Anpal, l’ente preposto a tale scopo.

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