Lavorare in proprio contempla numerosi aspetti, tra cui anche quello burocratico che prevede l’apertura di una posizione fiscale. Aprire partita Iva comporta una serie di doveri nei confronti dello Stato. Permette però di poter emettere fatture, guadagnare dal proprio lavoro autonomo e quindi svolgere la propria professione in tranquillità, unitamente a una serie di altri vantaggi, come quelli derivanti da un punto di vista previdenziale.
Vediamo nel dettaglio, i costi per aprire partita Iva e la documentazione necessaria.
Quando aprire partita Iva
La partita Iva non è altro che un numero di 11 cifre che identifica il suo titolare e l’attività professionale o commerciale. Ovviamente dietro le quinte, c’è tutto un insieme di informazioni e dati, che è possibile controllare per monitorare il lavoro svolto in autonomia, la cassa di previdenza sociale a cui si è iscritti, i contributi versati e via di seguito.
Luogo comune vuole che la linea di demarcazione tra l’apertura della partita Iva e invece la “semplice” ritenuta d’acconto sui propri introiti, sia rappresentata dal limite dei 5 mila euro di guadagni annui.
In altri termini, se la retribuzione non supera questa soglia economica, si ritiene di poter evitare l’apertura di una partita Iva. In realtà non è così.
L’aspetto più rilevante, e determinante ai fini della decisione, sta nella continuità del lavoro svolto. Se l’attività dunque è occasionale (una tantum nel corso dei dodici mesi), allora si può ritenere superfluo aprire partita Iva. Ma se l’attività è continuativa, condotta per più di 30 giorni all’anno per singola collaborazione, allora si rende necessaria.
Aprire partita Iva: costi
L’apertura della partita Iva, nel caso di un freelance o libero professionista, non prevede costi. È sufficiente recarsi presso l’Agenzia delle Entrate, per aprire una posizione fiscale o in alternativa richiedere online il numero di attribuzione.
Differente è il discorso per una ditta individuale, che invece ha bisogno anche dell’iscrizione alla Camera di Commercio. In questi casi, l’iscrizione al Registro delle Imprese, i diritti camerali, le imposte di bollo e segreteria, hanno un costo complessivo che oscilla tra i 130 e i 150 euro.
Un discorso a parte va invece affrontato per quanto riguarda i costi annuali della partita Iva, vale a dire quelli necessari al suo “mantenimento”. Dividiamo questi costi in tre macro-categorie: imposte, contributi previdenziali e parcella del commercialista.
Imposte
Queste dipendono dal regime fiscale scelto. Infatti, in base all’aliquota prevista, si calcolano le imposte da pagare e si seguono le scadenze previste dalla tassazione. In base al regime, è possibile anche usufruire di determinate agevolazioni così come della possibilità di rateizzare i pagamenti.
Contributi previdenziali
Per quanto riguarda questo altro aspetto invece, bisogna tenere in considerazione la cassa previdenziale alla quale si è iscritti. Ognuna di esse stabilisce le aliquote da corrispondere e le relative scadenze in calendario.
Considerando le aliquote medie che si aggirano tra il 24% e il 25%, c’è da sottolineare il fatto che di solito rappresentano un deterrente, per chi ha voglia di mettersi in proprio. L’aiuto di un commercialista allora diventa determinante anche ai fini di tale scelta. Inoltre, è bene sapere che ci sono delle agevolazioni che seguono il criterio dell’età anagrafica o che prevedono ad esempio aliquote ridotte per i nuovi iscritti.
Commercialista
Sicuramente l’onorario del commercialista è un altro costo da tenere presente. In realtà, non si sbaglia a considerarlo un investimento! Basti pensare che già aprire una partita Iva (nella fase iniziale che è gratuita) sbagliando il codice Ateco, può avere ripercussioni non di poco conto sulla propria attività in futuro.
Aprire partita Iva online
Il web offre la possibilità di svolgere numerose azioni online. Ad esempio, come già sottolineato, è possibile richiedere il numero di attribuzione della partita Iva, direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Ma non solo. Anche i costi del commercialista possono ridursi, scegliendo di affidarsi a un servizio di consulenza in rete.
Cosa serve per aprire la partita Iva
Per procedere con la richiesta di apertura della partita Iva, è necessario visitare il sito dell’Agenzia delle Entrate e scaricare, in maniera gratuita, il cosiddetto modello AA92/12. È molto importante che il modulo pervenga all’Agenzia delle Entrate entro i 30 giorni dall’avvio dell’attività.
Il modulo va compilato in maniera corretta e accurata, in quanto da questo primo passo dipende la scelta del proprio regime fiscale nonché tutte le conseguenze legali che questo avrà sull’attività.
L’apposita documentazione va poi spedita, scegliendo tra diverse opzioni. Infatti, è possibile recarsi direttamente presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, inviarlo tramite posta certificata (unitamente al documento d’identità) oppure in via telematica, tramite il sito web (in questo caso, è indispensabile creare il proprio account per procedere).
In alternativa, il consiglio è di rivolgersi a un commercialista online, in grado di seguire l’iter passo a passo, senza commettere errori, e aprire partita Iva, fornendo forti già di una consulenza mirata e professionale.